di Vittorio Spada
Bisogna chiamarli clandestini o migranti, quelli degli “sbarchi fantasma” che si susseguono indisturbati nelle spiagge dell’Agrigentino? Una questione di lana caprina, a quanto pare, poiché è una “questione” (a quanto appare) che non sembra preoccupare granché.
Le segnalazioni degli sbarchi si susseguono ma (sempre, a quanto pare) nessuna vigilanza specifica sembra che venga adottata. Come si legge in una nota ANSA di poche righe, l’ultimo sbarco è avvenuto sabato scorso (23 settembre): Questa mattina intorno le 7.30 un peschereccio tunisino di circa 12 metri è arrivato indisturbato a Cannatello, una spiaggia di Agrigento, e una cinquantina di migranti sono scesi in spiaggia e si sono dileguati nelle strade di San Leone e villaggio Mosè. Lo sbarco è stato ripreso con foto e video dall’associazione ambientalista Mareamico. I migranti, in gruppetti, fermavano le auto e chiedevano informazioni agli automobilisti: la richiesta ricorrente era l’ubicazione della stazione ferroviaria. La notizia non ha bisogno di commenti.
E ciò mentre l’ex procuratore antimafia Vincenzo Macrì, in una intervista a Ruben H. Oliva sul Corriere TV, dichiara che Le mafie italiane sono presenti nel Nord Africa per guidare il traffico dei migranti verso le coste. C’è una sorta di divisione dei proventi di questo traffico (…).
E ciò accade nonostante l’allarme lanciato dal procuratore Luigi Patronaggio che ha definito chiaramente la situazione che sta andando avanti dall’inizio dell’estate: “Un’immigrazione pericolosa” e dopo avere sottolineato a chiare lettere che “i motivi per cui arrivano in Italia potrebbero non essere solo legati a bisogni economici. Tra loro ci sono persone che non vogliono farsi identificare, gente già espulsa in passato dall’Italia o appena liberata con l’amnistia dalle carceri tunisine o magari che ha preso parte alle rivolte del 2011 (…) Tra loro potrebbero esserci anche persone legate al terrorismo internazionale. Per questo penso che siamo di fronte a un’immigrazione pericolosa (…).
La descrizione degli “sbarchi fantasma” dei migranti nelle coste siciliane che ha fatto Mauro Indelicato sul quotidiano Il Giornale in diversi reportage è altrettanto chiara: Vengono chiamati ‘sbarchi fantasma’ perché, di fatto, nessuno avvista le imbarcazioni prima dell’approdo sulle spiagge e, quasi sempre, nessuno risale né al numero di migranti approdati sulle coste e né tanto meno alla loro identità; ci si accorge dello sbarco soltanto quando, per caso o durante alcuni controlli, si notano vecchie imbarcazioni abbandonate sugli arenili senza persone a bordo e con poche tracce utili per capire dinamiche e modalità dell’arrivo di migranti (…). Degli “sbarchi fantasma” si conoscono ormai anche le origini, le “nuove” rotte del Mediterraneo verso la Sicilia, “rotte” ancora più brevi: dalla Tunisia e non solo dalla Libia: O migranti una volta che toccano il suolo dell’Isola/Sicilia si trasformano in “fantasmi”, pochi vengono rintracciati dalle forze dell’ordine, gli altri si “integrano” immediatamente con le collettività del territorio, nessuno li vede. Diventano, appunto, “fantasmi”.
C’è da chiedersi chi “supporta” le fragili imbarcazioni che, senza aiuto, difficilmente arriverebbero indenni in prossimità delle coste siciliane. C’è da chiedersi come le stesse imbarcazioni riescano a sfuggire ai controlli in mare da parte delle navi militari e dalle motovedette della Guardia Costiera, e, dal cielo, ai controlli dei velivoli deputati alla ricerca di naviglio “sperduto”? E come riescono a sfuggire ai controlli di sicurezza sul territorio, una volta sbarcati?
A questi “naturali” interrogativi (per quanto risulta) non è stata data risposta.
Foto “Mareamico”